Dal correre per vedere tutto al fermarsi per vivere davvero: la nuova era del viaggio consapevole.
C’era una volta un turista che correva freneticamente tra monumenti, piazze e musei, con lo sguardo fisso sullo schermo del cellulare. Il suo obiettivo era catturare tutto, perché il mondo gli aveva insegnato che ogni istante perso era un ricordo mancato. Questo turista, schiavo del FOMO (Fear of Missing Out)*, incarnava un modello consumistico di viaggio, dove il tempo era misurato in tappe spuntate e non in emozioni vissute. Era il turista “mordi e fuggi”, perfettamente allineato a un’idea di turismo di massa che, negli ultimi vent’anni, ha trasformato i centri storici in palcoscenici e i residenti in comparse.
Ma oggi qualcosa sta cambiando. L’aria che si respira è diversa, e il protagonista di questa trasformazione è il JOMO (Joy of Missing Out)**, la gioia di perdersi qualcosa. È l’approccio del viaggiatore consapevole, che non corre più per vedere tutto, ma si ferma per vivere ciò che conta davvero. Non è più il turista che consuma luoghi, ma il viaggiatore che li assorbe, immergendosi nella loro essenza.
Un viaggio che respira al ritmo del territorio
Immaginate un artigiano che apre le porte della sua bottega, mostrando mani impolverate e occhi pieni di storie. Il viaggiatore JOMO non si limita a fotografare quei momenti: li vive, li tocca, li porta con sé come un ricordo che diventa parte della sua memoria emotiva. È questo il cuore del turismo esperienziale, che non si limita a offrire prodotti, ma crea connessioni profonde con le persone e il territorio.
Se il turista FOMO è stato il motore di un turismo di massa consumistico, il viaggiatore JOMO rappresenta un ritorno al futuro: un consumo critico e sostenibile, spinto dalle nuove generazioni che cercano esperienze autentiche. È un modello che guarda al lungo termine, opponendosi alla “desertificazione umana” di città come Venezia o Taormina, dove le attività tradizionali cedono il passo a negozi per turisti e affitti a breve termine. È un turismo che rispetta la comunità e ne preserva l’identità, considerandola il cuore pulsante di ogni esperienza.
Il cambiamento che sta già accadendo
Sempre più destinazioni stanno abbracciando il modello JOMO, proponendo esperienze lente e autentiche. Escursioni sull’Etna, dove il silenzio della natura dialoga con i racconti delle guide locali; soggiorni in piccoli borghi della laguna di Venezia, dove il tempo si ferma e la cucina diventa un rito; laboratori artigianali che trasformano una semplice attività in un ricordo indelebile. Oppure come nel borgo di Grottole, in provincia di Matera, iniziative come l’Italian Sabbatical promuovono il turismo esperienziale, offrendo la possibilità di immergersi nella vita locale e contribuire alla rinascita del territorio.
Questa rivoluzione non è una fuga dal digitale, ma un suo utilizzo consapevole. Non si tratta di demonizzare le foto o i social, ma di vivere il viaggio come un’esperienza personale, dove ogni immagine scattata è il riflesso di un’emozione vissuta, non di un’ansia da condivisione.
Il viaggio del futuro: emozioni, non checklist
Il passaggio dal FOMO al JOMO è un racconto di maturità e consapevolezza. È il momento in cui il viaggio smette di essere una corsa e diventa una danza lenta con il territorio e le sue storie. Perché, in fondo, il vero viaggio non è quello che colleziona tappe, ma quello che lascia un segno dentro di noi.
E allora, quando partirete, chiedetevi: voglio essere un turista che consuma o un viaggiatore che vive? La risposta potrebbe trasformare il vostro modo di vedere il mondo.
Leggenda Definizioni
*FOMO sta per “Fear of Missing Out” (paura di essere tagliati fuori). È una sensazione di ansia o insoddisfazione che nasce dal timore di perdere esperienze, eventi o opportunità percepite come significative o divertenti. Questo fenomeno è particolarmente diffuso nell’era dei social media, dove si tende a confrontarsi costantemente con ciò che fanno gli altri, aumentando la percezione di “perdere qualcosa”. FOMO è spesso sfruttato nel marketing per stimolare azioni rapide, come l’acquisto immediato o la partecipazione a eventi esclusivi.
**JOMO sta per “Joy of Missing Out” (gioia di perdersi qualcosa). È il concetto opposto a FOMO: invece di provare ansia per quello che si potrebbe perdere, JOMO rappresenta la soddisfazione e il piacere di dedicarsi al momento presente, senza sentirsi obbligati a partecipare a tutto o essere sempre connessi.
JOMO riflette un atteggiamento più rilassato e consapevole, legato spesso a stili di vita minimalisti o a un bisogno di disconnessione digitale. Nel marketing, JOMO viene utilizzato per promuovere prodotti o esperienze che valorizzano il benessere personale, la calma e l’autenticità, come vacanze rigeneranti, esperienze di lusso, o tecnologie che facilitano la digital detox.
Bibliografia essenziale
Cees Nooteboom. Venezia il leone, la città e l’acqua. Iperborea 2021
Edith de la Héronniére. Dal Vulcano al Caos, Diario Siciliano. L’ippocampo 2013